Caravaggio, Suonatore di liuto (1597)
Museo dell'Hermitage di San Pietroburgo
Seduto oltre un tavolo, con sguardo melanconico e dolce, un giovane ci osserva suonando il suo liuto. Di fronte a lui si aprono le pagine di uno spartito e un foglio con un
lato ancora sospeso nell'aria come se dovesse ancora ricadere del tutto
dopo essere stato appena girato. Appoggiati sullo spartito, sotto il quale si intravede la copertina
sgualcita di in altro libretto musicale, s'incrociano un archetto e un
violino. Le sue mani toccano appena le corde dello
strumento accennando una musica dolce che le labbra traducono in un
malinconico canto.
Il Cardinal Del Monte, protettore di Caravaggio, probabilmente mise a diposizione dell'artista la "camera della musica", una grande stanza del palazzo in cui il pittore trovò molti strumenti, spartiti e altri oggetti di cultura elitaria che gli permisero di trarre ispirazione e dipingere una delle sue più famose opere del periodo giovanile.
Il Cardinal Del Monte, protettore di Caravaggio, probabilmente mise a diposizione dell'artista la "camera della musica", una grande stanza del palazzo in cui il pittore trovò molti strumenti, spartiti e altri oggetti di cultura elitaria che gli permisero di trarre ispirazione e dipingere una delle sue più famose opere del periodo giovanile.
La descrizione riportata nell'inventario dei Beni del Cardinale Del Monte corrisponde quasi
certamente al quadro oggi in una collezione privata di New York,
anch'esso autografo del Caravaggio come la tela di San Pietroburgo, già
appartenuta a Vincenzo Giustiniani. Cantato in versi come una rappresentazione di Santa Cecilia da Giovan
Michele Silos nel 1673, il quadro, databile intorno al 1597, fu
acquistato dal Museo dell'Ermitage nel 1808 a Parigi, durante la fase di
smembramento della Raccolta Giustiniani.